Nonostante fossi sempre stato un buon conoscitore dell’universo Marvel non avevo mai letto troppe storie ambientate o in cui veniva descritto approfonditamente il Wakanda.
Una delle poche cose che sapevo su questo paese era che lì si trovavano gran parte dei giacimenti esistenti nel mondo Marvel di vibranio, metallo capace di assorbire le onde vibrazionali ed estremamente prezioso sia a livello fisico che economico perchè parzialmente indistruttibile.
Ero a conoscenza anche che il re del Wakanda fosse l’intrepido T’Challa, portatore del manto della Pantera Nera e membro del supergruppo dei Vendicatori (il nome editoriale italiano con cui erano conosciuti gli Avengers).
Considerando poi che da bambino/ragazzo non ero un loro fervente lettore (preferivo l’Uomo Ragno e gli X-Men) e che quando lo sono diventato la Pantera non era uno dei membri del gruppo, sono rimasto per anni all’oscuro sulla storia di questo, ora, importantissimo personaggio.
Creato da Stan Lee e Jack Kirby sulle pagine di quel meraviglioso calderone creativo che era Fantastic Four, T’Challa debuttava sfidando e battendo singolarmente i quattro fantastici per poter dimostrare a se stesso di essere pronto a sfidare l’omicida del padre, il supercriminale “sonico” Ulysses Klaw.
Dopo essersi chiarito con i quattro fantastici ed aver instaurato con loro un rapporto di stima e fiducia viene invitato da Cap America ad entrare nei Vendicatori, diventando col tempo uno dei loro membri più fedeli.
Ovviamente, come sempre, Stan Lee aveva anticipato i tempi, creando un eroe ed un uomo di “successo” nero in un epoca in cui stavano appena per scoppiare le lotte per l’integrazione e per l’emancipazione degli uomini afroamericani, un eroe fiero, indipendente ed estremamente intelligente (avete mai sentito parlare dell’organizzazione rivoluzionaria delle Pantere Nere?).
Lee aveva creato un simbolo, un punto di riferimento “sano” per i giovani di pelle nera degli anni sessanta, allontanandosi dal cliché dell’uomo di colore ghettizzato ed in lotta per essere riconosciuto dalla società.
La Pantera Nera era invece il sovrano di un popolo che era riuscito a prosperare senza ingerenze da parte degli stati bianchi occidentali e a ottenere un livello di progresso e di benessere addirittura superiore a quelli degli stati che avevano colonizzato gli altri paesi africani, dimostrando come, se lasciato libero di agire, l’uomo africano possa ambire a riuscire ad affermarsi.
T’Challa infatti è laureato ad Oxford in fisica ed è uno degli otto uomini più intelligenti del pianeta, caratteristiche che si aggiungono alla sua capacità di essere un leader e uomo politico abile e capace di guidare il suo popolo in ogni tipo di situazione, avendo dimostrato di poter fronteggiare senza timore crisi come l’uscita dall’isolazionismo voluto dal padre T’Chaka o addirittura ribellioni e colpi di stato, come quello organizzato dal suo arcinemico Erik Killmonger (il Michael B. Jordan del film.).
Detentore del titolo di Pantera Nera, tramandato per diritto di nascita, possiede anche una gamma di poteri di origine mistica/sovrannaturale ottenuti ingerendo l’Erba a Foglia di Cuore, pianta ritualistica che può crescere solo in Wakanda e che trasmette capacità fuori dal comune.
Questa erba mistica conferisce infatti a chi se ne nutre capacità fisiche quali forza, agilità, velocità, riflessi e resistenza sovrumane oltre ad una percezione sensoriale tipica di un animale predatore, caratteristica grazie alla quale T’Challa può vedere in condizioni di totale oscurità, riconoscere una persona dal suo odore naturale rintracciandola ovunque essa sia e sentire frequenze che, a un orecchio ordinario, risulterebbero impercettibili.
Oltre ad alcuni numeri scritti da Christopher Priest e disegnati da Mark Teixeira facente parte dell’etichetta Marvel Knights e di cui sinceramente ricordo davvero poco l’unica cosa che ho letto del personaggio sono stati i primi sei numeri del reboot voluto nel 2005 dalla Casa delle Idee ed affidato allo sceneggiatore, regista e produttore cinematografico Reginald Hudlin ed al buon John Romita Jr., disegnatore dal tratto particolarissimo e che ha lavorato più o meno a tutte le testate Marvel.
Ammetto che avevo già visto la run “Chi è Pantera Nera?” su Sky, restandone estremante affascinato.
T’Challa mi era sembrato una via di mezzo tra Batman, James Bond e (ora la azzardo) Hurricane Polymar, dimostrandosi un uomo d’onore non disposto a farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
Estremamente sicuro di sé, fiero e certo di potercela fare in ogni occasione, è un eroe senza cedimento alcuno, dai valori ferrei e definiti.
Klaw, ora un killer belga assassino del padre T’Chaka (era uno scienziato se non ricordo male), Batroc, Rhino, una nuova versione del Cavaliere Nero, un Uomo Radioattivo russo e non cinese ed un supercriminale mai visto prima di cui non conosco il nome e che si impossessa del corpo altrui, facenti tutti parte di un gruppo d’assalto interessato ai tesori del Wakanda.
Ammetto di essere rimasto un po’ stranito, non capendo dove “inserire” a livello di continuity quello che avevo prima visto e poi letto.
Oltre a ciò la scrittura fumettistica di Hudlin non mi ha convinto, dato che credo sia più portato a livello televisivo/cinematografico (ed infatti la trasposizione in animazione era godibilissima).
A mio avviso la trama si è rivelata essere a tratti molto superficiale ed il ritmo, seppur sostenuto (troppo, vista la velocità con cui vengono sconfitti i vari nemici della coalizione di supercriminali di Klaw), viene continuamente spezzato dal tentativo di inserire gag tipiche del Marvel Cinematic Universe e non funzionali a livello fumettistico (alcune penose secondo me).
In più Hudlin utilizza secondo me alcune battute che in altri media sarebbero state necessarie ma che in un fumetto, a mio parere, risultano banalizzanti, inutili e approssimative (meglio non metterle a questo punto no?).
Ho apprezzato molto invece il setting da lui creato ed il suo scegliere di mostrarci il cinismo tipico di quello che non “vediamo”della politica internazionale, trasmettendo il messaggio cioè che tutte le scelte ed i movimenti governativi spacciate spesso come umanitarie si rivelano essere in realtà per lo più utilitaristiche.
Romita Junior (che può piacere o meno) secondo me qui fa la parte del leone, risultando adattissimo ad un ambientazione a metà tra il tribale ed il futurista.
Questa run (da cui mi aspettavo moltissimo) la reputo leggibile ma non memorabile, avendomi lasciato un po’ l’amaro in bocca.
Riproverò ad approcciarmi a T’Challa con Nehisi Coates perché il personaggio secondo me è spettacolare ed ha delle potenzialità estreme.